venerdì 27 gennaio 2012

Poesie sulla SHOAH (27/01/2012)


Non so se sia corretto esprimermi in questo Venerdì di Poesia. Quello che leggo dice già molte cose da sé. E’ la Storia che tutti noi indirettamente conosciamo. Posso solo scandire che è un grido di sdegno e di disperazione per quanto avveniva, ribellandosi al mostruoso silenzio dell’umanità e di Dio. Qui, c’è rabbia cruda e viva. Non si fanno sconti. C’è anche il sarcasmo verso “la moda” di Auschwitz o la consapevolezza di essere un pezzo di un passato indelebile. E penso sia sufficiente.

(Le poesie sono riprese dal libro: “La notte tace – La Shoah nella poesia ebraica”, Belforte editori.)


da ECO DALL’INFERNO
(Avigdor Hameiri)

1
Voi. Là. Come? Là?
(Qui. Noi. Vermi da immondezza.
La bocca. Stillante. Sangue.

Ecco. Là. Viene. Il liberatore.
Il pietoso. La morte)

Il sole. Là. Risplende?
(Qui. Il cielo. Una prigione.
Vuota. Non esiste dio.
Guarda. Nulla. E’ un muro.
O. Un velo. Squarciato.)

Tu. Intoni? Un canto?
(Io. Sordo. Trafitte le mie orecchie.
Nessuno. Distingue.
Il rantolo. Di un morente. Da un uccello.
In giubilante idiozia.)

Per voi. Là. Vi è pace? Luce?
(Qui. Ugual cosa sono. Riso. Pianto.
Percosse. Sputi. Gelo.
Ecco. Là. Viene. Il pietoso.
Dio. La morte.)

2
E fintanto che i miei fratelli laggiù
con pettini di ferro sono scorticati
e gridano invano,
mentre io siedo qui nella grazia del sole,
giudicami, o Dio, con la tua mano assassina,
colpiscimi con sgomento, follia, febbre,
e schiacciami come un insetto.

E fintanto che occhi ebraici sono trafitti
e braccia spezzate
tremolano per le strade in fauci di cani,
dal Tuo trono, ti prego, ascolta la preghiera di un nemico:
sia sfracellato il mio cranio, siano infilzati i miei occhi
e versino la loro luce goccia a goccia.

E fintanto che io cammino qui sulla nostra terra,
la terra dei nostri profeti,
e le mie orecchie non odono il rantolo della morte,
questo sognatore giudica in tutta la Tua perfidia:
recidimi, o Dio, che non possa sorreggermi
né camminare né sedermi.

E fintanto che essi vivono laggiù, strangolati nella tomba,
donne in seno a uomini,
mentre io canto del cielo e dell’azzurro:
manda, mio Dio, su di me la tua furia agghiacciante,
che sia condotto anch’io alla strage sulle alture della città,
e possa provare anch’io il gusto del coltello.

3
In una sola stagione siamo invecchiati per mille,
miriadi di Gesù gemono sulla croce
e sono tutti Messia, Messia.

Dai monti del Golgota scendono in silenzio,
trafitti, eccelsi, in una tacita profezia
per il misero mondo.

Scendono senza posa nel mutismo del Gilboa:
placatevi orfani della fede e di Dio,
per una volta qui tutto appartenga al nulla.

Non vi è santità nel dolore. Venite, su venite
al santuario del vuoto, al caos e all’infermità,
dove il vostro Dio riposa una volta per sempre.


.MEZZANOTTE.
(Shin Shalom)

La notte tace.
Io invece rimango nella strada lunga e vuota
e grido.

Grido
perché altrove si affilano lame,
perché altrove si uccidono uomini,
perché sulla grande terra è assente il bene
e all’oppressione, alla povertà e al dolore non vi è fine.
Io grido:
perché la notte tace,
la notte tace.
E di fronte a buie finestre lontane e vicine
alzo il pugno
e batto.

Batto,
perché dentro dormono i cuori
perché fuori volano le lance
per sterminare e distruggere
generazione dopo generazione,
libera e asservisce,
schiavitù e libertà:
il sangue!

Destatevi, ubriachi tra le braccia della belva,
io oggi appronto il funerale
dell’Uomo.

Mi inchino e striscio a carponi,
pianto le unghie nel suolo della piazza
e scavo.

Scavo:
forse scoprirò la coscienza del mondo.
Forse i morti leveranno la voce.

Scavo
una tomba per la mia labile carne che svanisce
una tomba per la mia voce adirata che si ribella
e grida.
Mentre la notte tace,
la notte tace.


.CUMULI.
(Pnina Oly Zilbershtein)

Cumuli.
Cumuli di cadaveri, cumuli di occhiali, cumuli di denti,
cumuli di scarpe, cumuli di sapone, cumuli di cenere,
cumuli di sterco, cumuli di sangue, cumuli di
capelli, cumuli di ossa, cumuli di
vestiti, cumuli di oggetti,
cumuli di teschi,
cumuli di polvere,
cumuli di rifiuti,
cumuli di
esseri umani.

E io sotto di loro.


.AUSCHWITZ, HO SENTITO CHE SEI DI MODA.
(Meir Wieseltier)

Auschwitz, ho sentito che sei di moda.
Bella gente di te dice grandi cose.
Presto ti tappezzeranno tutta di fogli di carta,
vi sarà fruscio in te come su neve immacolata,
tutto sarà candido, eccetto i caratteri di stampa,
reggimenti con la mano alzata e il passo cadenzato.

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