giovedì 22 settembre 2011

LETTERE DAL CARCERE A MUNEVVER, di Nazim Hikmet (22/09/2011)



Queste poesie di Nazim Hikmet sono state scritte nel carcere di Bursa (Anatolia), imprigionato con accuse di propaganda comunista e di complotto contro il governo; dove prese il suo primo infarto. Queste poesie sono indirizzate alla moglie Munevvér. Sono testi delicati e buffi, buffi nel senso dello stupore, dell’emozione, della primitiva passione inserite in quei versi. Nessuna retorica o filosofia. Come un primo amore adolescenziale. Si sente l’assenza. La prima e l’ultima poesia sono un urlo disperato che descrive il vuoto e la distanza che intercede a tutte quelle cose che lui chiede, che vorrebbe e che sa di non poter adempire. Scelgo queste poesie di Nazim Hikmet perché ci sono cose che sono passate e che oggi hanno la stessa forma e che non si riesce più a descrivere o vivere. Semplice e ricco. La “lotta”, i “piedi”, quel “ti amo” che ormai è solo un’abbreviazione che non conosce il sentimento della lingua, del pronunciarlo. Così delicato e buffo. Come il cuore. Come qualcosa che non si può avere. Come un sogno. Come un primo amore adolescenziale. Come un mondo che quasi non esiste più. Amore.


1942
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.


1943
  Amo in te
l’avventura della nave che va verso il polo
  amo in te
l’audacia dei giocatori delle grandi scoperte
  amo in te le cose lontane
  amo in te l’impossibile

entro nei tuoi occhi come in un bosco
  pieno di sole
e sudato affamato infuriato
 ho la passione del cacciatore
  per mordere nella tua carne

amo in te l’impossibile
ma non la disperazione


1943
Guardo in ginocchio la terra
guardo l’erba
guardo l’insetto
guardo l’istante fiorito e azzurro
sei come la terra di primavere, amore,
io ti guardo.

Sdraiato sul dorso vedo il cielo
vedo i rami degl’alberi
vedo le cicogne che volano
sei come il cielo di primavera, amore,
io ti vedo.

Ho acceso un fuoco di notte in campagna
tocco il fuoco
tocco l’acqua
tocco la stoffa e l’argento
sei come un fuoco di bivacco all’addiaccio
io ti tocco.

Sono tra gli uomini amo gli uomini
amo l’azione
amo il pensiero
amo la mia lotta
sei un essere umano nella mia lotta
ti amo.

1944
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
E’ a casa? Per la strada?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?
Amor mio
come appare in quel movimento
il polso bianco e rotondo!
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
Un gattino sulle ginocchia
lei lo accarezza.
O forse sta camminando
ecco il piede che avanza.
Oh i tuoi piedi che mi son cari
che mi camminano sull’anima
che illuminano i miei giorni bui!
A che pensa?
A me? o forse… chissà
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perché tanti sono infelici
sulla terra.
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?

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