Sicurezza, fiducia e fede
(religiosa) in questo libro di Michela Zanarella, “Meditazioni al femminile”
(Sangel Edizioni). Sicurezza verso se stessa e il prossimo. Anche nel buio, la
sua visione si conclude con una speranza o con una rinascita. Sarà la sua fede
a comportare tale stato d’animo? Certamente non sarà Netanyahu o le azioni
compiute in Iraq dall’ ex presidente americano Bush. Comunque sia, c’è una
linea costante che lega tutte le opere presenti nel libro. Questo vale anche
per le parole e le metafore che fanno grande gioco nel suo poetare. Visioni
oniriche e, spesso, ripetitive e, a tratti, eccessive. Ricade la parola
“ciglia” (sensualità), “amore” (verso un lui), “stagioni” (mutamenti
dell’anima), “giallo-verde” (lo scorporarsi del tempo), “memoria (storica, sia
negativa che positiva)”, in quasi tutte le poesie come se l’autrice volesse
mantenere un dialogo perpetuo fino alla fine. Che un po’ stanca. Come è pesante
la monotonia della struttura linguistica e dell’estetica delle poesie. Più o
meno sempre così:
Sinossi: descrizione
dell’ambiente, intimo o esteriore (solitamente anticipata da una frase “incipit”);
Vicenda e descrizione delle
passioni e del sentimento scaturito;
Conclusione: descrizione del
perché o del come. “Il cosa faccio o farò”.
Ci sono molte poesie dedicate a
Pier Paolo Pasolini e alla Merini e a Dio. Le poesie sono aforismi in immagini.
Tagli di due versi o catene di figurazioni unite da coniugazioni grammaticali.
Tutto porta a un senso. Senza mai lasciare fare all’immaginazione del lettore. Questo
è un peccato perché viste le forti allegorie, le visioni muoiono nella
rigorosità del tratteggio fraseologico ripetuto e invariabile e già delineato
dall’autrice (un esempio contrario e di spunto potrebbe essere Neruda). Forti
le metafore tipo: “Siamo spiriti di un secolo / che divora le memorie.” o “In
un ronzio di croci”. Interessante la libertà di respiro colta da astrazioni
biologiche e naturali. Come se fosse sempre un qualcosa di nuovo. E qui la fede
non centra nulla. Qui c’è lo zampino di un qualcosa in carne ed ossa. Sensuale
e veniale. Augurandomi non si tratti né di Netanyahu né di Bush.
.M’incateno alle origini.
(Michela Zanarella)
M’incateno alle origini
della luce,
disfo un tramonto
appena poesia mi tocca,
creo con le labbra la sorte
di un orizzonte che esalta
umane villeggiature d’ossa.
Mi riposo nell’improvviso vibrare
di nuvola,
incrociando fiumi di silenzio
all’estroso azzurro di un popolo
d’istanti.
Incarnata nell’esilio
di terra ed acqua
mi allaccio al vento, m’abbandono al fuoco.
Ad occhi pieni di mondo
intorno al sole
passo immobile ad esistere
e come Dafne,
eterna mi faccio bosco d’ulivi.
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