(dal libro "Elegie del Quattro giugno", Lantana Ed.)
Liu Xiaobo è una sedia vuota.
Liu Xiaobo è un poeta e uno scrittore e un rivoluzionario. Liu Xiaobo ha
denunciato le violenze compiute sui cittadini dal Regime Comunista in Cina. Liu
Xiaobo è cinese. Liu Xiaobo ha deciso di scrivere delle elegie per commemorare
i morti di piazzi Tien’an men. Liu Xiaobo era in piazza Tien’an men. Liu Xiaobo
è stato incarcerato per tutto questo e per tutto questo è stato insignito del
Nobel. Liu Xiaobo è colui che dice: “Anch’io ho mangiato panini al sangue umano
cotti al vapore”. Liu Xiaobo ha un’ossessione: i morti che non ha potuto salvare. Liu Xiaobo lo stava facendo con
la poesia, denunciando l’orrore e il silenzio degli “Innocenti”. Liu Xiaobo ha
scritto ogni anno, per vent’anni, delle elegie per commemorare, ricordare le
anime dei defunti. Liu Xiaobo è stato picchiato dalle forze dell’ordine per
tutto questo e tutto questo non l’ha fermato. Liu Xiaobo ha scritto venti
elegie che raccontano la sua storia, quello che accade in quella primavera, con
tono rabbioso e metafore sporche che “hanno gustato sete di sangue”, dove la
poesia è dolore, rottura della tradizione, humor macabro, canto di sdegno e
memoria. Liu Xiaobo ricorda tutto e lo vuole rievocare per i vicini e i lontani
che hanno rimosso il peccato o solo nascosto o accettato (la violenza del
Partito). Liu Xiaobo combatte con i rimpianti e i fantasmi. Liu Xiaobo sa che
sono gli incubi di tutti. Liu Xiaobo è consapevole delle difficoltà. Liu Xiaobo
afferma: “Per sfuggire all’aborto/ nel ventre della madre/ il bimbo impara a
suicidarsi.” Liu Xiaobo conosce i mali del suo paese e comprende il suo destino
e la sorte del suo popolo. Liu Xiaobo vede sangue ovunque e vuole ripulirlo, ma
dice: “Ora che la morte ha sepolto la giustizia/ ha ormai abbandonato i morti.”
Liu Xiaobo è un grido in una stanza d’ospedale. Liu Xiaobo è attaccato ad una
macchina che lo alimenta e gli offre
la vita. Liu Xiaobo vuole staccarsi da questo aggeggio infernale. Liu Xiaobo
vuole la verità, la conosce, la sputa in faccia al sistema con una forte densità
lessicale, con una struttura narrativa e musicale con una simbolica potenza
rappresentativa, concreta e spietata. Liu Xiaobo parla col tono dei suoi
Superiori; risponde con identico affronto. Liu Xiaobo sa che “nel cervello c’è
una scarpa/ che non riesce a ritrovare la strada per la memoria.” Liu Xiaobo è
pero sicuro che “le anime dei defunti, coi loro sguardi/ osservano, per essere
osservate/ ascoltano, per esser ascoltate/ Guardano le anime in paradiso/ per
riceverne disprezzo/ Solo se disprezzate possono essere attraversate dalla luce
delle tombe/ La luce delle anime respingerà l’oscurità.” Liu Xiaobo è stato
condannato a undici anni di prigione per tutto questo e per tutto questo: pag.
59 poesia n.5
PS. Liu Xiaobo ha un segreto:
ama profondamente sua moglie. Liu Xiaobo loda il coraggio di quella donna
perseguitata per sua colpa. Liu Xiaobo gli dedica delle liriche che dicono:
“Nell’inutile vastità del mattino/ tu, lontana/ custodisci le notti d’amore.”
Liu Xiaobo sa di avere un àncora di salvezza e se ne vergogna perché c’è
silenzio come risposta alle sue domande e si sente un peso. Per lei. Per noi.
.Le anime dei morti in primavera.
Commemorando il diciottesimo anniversario del Quattro giugno
(LIU XIAOBO)
Commemorando il diciottesimo anniversario del Quattro giugno
(LIU XIAOBO)
-
da Elegie
del Quattro giugno (Lantana Ed.)
In primavera, sento la neve
Lo sguardo sorvegliato
sente le anime dei defunti questa notte
Son fluttuati nelle tombe i fiocchi di neve?
Portando con sé il mio sogno nella neve?
L’ombra inclinata del Monumento
proietta nelle mie pupille la notte del terrore
Quella primavera, terrorizzata dalle baionette
assunse a un tratto il volto della ferocia
La stagione gravida di vita
vomitò una gigantesca tomba
Il tepore del sole
si mutò in ghiaccio di fogna
Lacrime intrise di sangue
come neve che cade nella tempesta di sabbia
Quella primavera, si gettò sotto i cingoli dei carri
armati
Pur donando ogni saggezza pur offrendo la mia nuda anima
non sono assurto alle altezze della tomba
Quella primavera, un illusione divenne per le madri
eterna pena
da allora ogni primavera
è legata con ceppi e catena
Ma io so
essa è prova e lascito delle anime dei defunti
Quella primavera, il crollo delle mie speranze
Il mio esile corpo la mia debole anima
se ne andarono prima del primo fascio di luce
Temo ogni prodezza da eroe
e non ho la forza d’infierire su me stesso
Una vita rinchiusa
lotta nel vuoto
Posso solo accendere una sigaretta
afferrare saldamente ogni attimo della caduta
sopravvivere è una prova
nessuno sa
se crollerò in meno di un’ora
Ho verniciato di nero uno specchio
lo lecco finché sia lucido da riflettere di nuovo
Gli occhi resuscitati mi guardano
Cosa vedranno?
Per soddisfare un cane
non basta un osso
Per cominciare da capo
basta agire
C’è gente che vive ogni giorno nella rivolta
C’è anche chi muore per il terrore
La bomba della fede fiorisce ovunque e
ho scolpito me stesso su una pietra
poi sprofondata in fondo al mare
Memorie che non inaridiscono mai
Diventare un nichilista
e come Wang Wei e Tao Yuanming
comporre poesie in riva al ruscello
ed elemosinare un bicchiere
Il diritto d’essere un disinvolto testimone
seppellire con il Monumento il fervore
porre fine in qualche modo al dolore
ma la luce delle anime dei defunti
trapassa le mura più alte e le sbarre
penetra nel mio corpo
scioglie i sassi dei torrenti profondi
i duri spigoli si smussano un poco
Come sono fragili, minuscoli e folli i narcisisti
pur avendo sotto gli occhi la grandezza del momento
non ne sanno reggere il peso
Attingere dentro di sé quell’unico bagliore rimasto!
A illuminare per me la via
Come di fronte al mare si rivela il cielo
di fronte al cielo si rivela il mare
così di fronte alla mia anima si rivela la tua
Le anime dei defunti sono miei custodi
sconfiggono le percosse dei marosi sulla roccia
ogni stante ogni giorno ogni mese ogni anno
finché un giorno
la roccia s’impietosirà, piangerà spaccandosi
per poi riversarsi in mare
Non so dire
si siano le anime dei defunti a sublimare
quella crudele primavera
o la crudele primavera a sublimare le anime
Se fossi una sigaretta
onorerei la mia promessa bruciando
e se ardessi fino in fondo
onorerei la mia promessa diventando cenere
Nessun commento:
Posta un commento