venerdì 7 dicembre 2012

LA MAPPA di Wislawa Szymborska (07/12/2012)


Fresco quest’ultimo lavoro di Wislawa. Ancor più delicate le immagini e la melodia fraseologica. Fluidità morale ed essenzialità. Una complicità intima e sociale con noi lettori. Nelle poche poesie che compongono il libricino (“Basta così”, pubblicato da Adelphi), incompiuto e postumo, si assapora l’aria mondiale del caso e della fragilità umana in brevi e lampanti liriche, spesso come massime in salsa umoristica.
Toni leggeri, metafore ontologiche, esempi di drammaticità globale e quotidiane riesumati in frasi comiche e fanciullesche. Ci sono storie attuali, si sente la durezza e secchezza del periodo corrente.
La realtà del presente ha il volto di una tecnologia che si confessa, nella poesia “Le confessioni della macchina che sa leggere”, dicendo: “Non so ancora, ad esempio, spiegare esattamente / gli stati definiti <<sentimenti>>”. Parole che neppure i più giovani riescono ad evocare (poeti e non). C’è il popolo: “Non menzionato / non spettacolare / Lavora alla raccolta dei rifiuti”. Oggetti, vegetariani, incontri all’aeroporto. E potresti starci giorni a cullarti di quelle immagini che evocano queste poesie. Tutte le sue poesie, possiamo dire.
Mi è piaciuta molto l’idea di inserire i dattiloscritti di Wislawa a metà libro (prima del commento finale del suo editore). Mi sono riconosciuto in quei fogli scarabocchiati, disordinati, con note e cancellature. Questo non è un problema, come vogliono farti crede: questa è la Poesia.


.La mappa.
(Wislawa Szymborska)

Piatta come il tavolo
sul quale è posata.
Sotto – nulla si muove,
né cerca uno sbocco.
Sopra – il mio fiato umano
non crea vortici d’aria
e lascia tranquilla
la sua intera superficie.

Bassopiani e vallate sono sempre verdi,
altopiani e montagne sono gialli e marrone,
oceani e mari – di un azzurro amico
sui margini sdruciti.

Qui tutto è piccolo, vicino, alla portata.
Con la punta dell’unghia posso schiacciare i vulcani,
accarezzare i poli senza guanti grossi,
posso con un’occhiata
abbracciare ogni deserto
insieme al fiume che sta lì accanto.

Segnalano le selve alcuni alberelli
tra i quali è ben difficile smarrirsi.

A est e ovest, sopra e sotto
l’equatore, un assoluto
silenzio sparso come semi,
ma in ogni seme nero
la gente vive.
Forse comuni e improvvise rovine
sono assenti in questo quadro.

I confini si intravedono appena,
quasi esitanti – esserci o non esserci?

Amo le mappe perché dicono bugie.
Perché sbarrano il passo a verità aggressive.
Perché con indulgenza e buon umore
sul tavolo mi dispongono un mondo
che non è di questo mondo.

1 commento:

  1. io trovo un magnifico traghettatore: "Pietro Marchesani e la cultura polacca", a cura di Laura Novati, All'Insegna del Pesce d'Oro, 2012. Sinceramente si sente che la traduzione di questo ultimo libro di Wislawa Szymborska è molto diverso dalle precedenti traduzioni di Pietro Marchesani. Il libro pubblicato da All'Insegna del Pesce d'Oro lo scorso marzo è in vendita a 12 euro. Se volete notizie su come riceverlo scrivetemi pure.

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